Sono anni ormai che sentiamo parlare della revisione della spesa pubblica (spending review) ovvero di quel “Processo diretto a migliorare l’efficienza e l’efficacia della macchina statale nella gestione della spesa pubblica attraverso la sistematica analisi e valutazione delle strutture organizzative, delle procedure di decisione e di attuazione, dei singoli atti all’interno dei programmi, dei risultati”. Mi piace questa definizione che ne dà Wikipedia e mi piace molto il termine “procedure di decisione”.
Esistono procedure per prendere decisioni ed esistono teste pensanti che le prendono!
Le decisioni, quindi, vengono prese dopo la messa in atto di procedure che partono da dati di conoscenza e si concludono con l’anelato miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della macchina statale.
Bene! Posso manifestare le mie perplessità? Non sarà che nelle “teste pensanti” che prendono decisioni c’è un deficit cognitivo dei dati iniziali. Non sarà che nelle loro teste c’è una inammissibile inconsapevolezza dei costi connessi allo spreco di tempo dei lavoratori dello stato, che è spreco di denaro?
Fare marcia indietro, in “zona Cesarini”, sull’obbligo per le scuole di ottemperare a quanto disposto dalla Legge 190 del 2012 e dal D.Lgs.33/2013, dopo mesi e mesi dalla loro entrata in vigore, significa non curarsi minimamente del costo in termini di tempo-lavoro che i funzionari e gli impiegati della scuola hanno dedicato a leggere, ad aggiornarsi, a formare il personale, a modificare i siti istituzionali per affrontare una rivoluzione che non è solo una rivoluzione di procedure, a predisporre il lavoro in tempo utile per non incorrere nelle “temutissime” sanzioni, a distogliere le proprie miserrime risorse finanziare per acquistare software probabilmente non così necessari.
Ammettere che le istituzioni scolastiche, sì in effetti sono Pubbliche amministrazioni atipiche e che “sono necessarie misure opportune di adattamento della normativa alla complessa realtà delle istituzioni scolastiche”, e ammetterlo solo dopo che i Dirigenti scolastici e il personale della scuola, attraverso i loro sindacati e associazioni, lo fanno notare, significa che manca in chi prende le decisioni il dato di conoscenza iniziale.
Non solo! Manca la partecipazione, il confronto, la comprensione di cosa sia in realtà un’ istituzione scolastica e noi che lavoriamo nella scuola ci sentiamo sfruttati e arrabbiati, perché nessun datore di lavoro può permettersi il lusso di essere così indifferente all’operato dei propri dipendenti, a maggior ragione se predica la spending review e blocca i loro stipendi.
“Tu non sprechi il tuo tempo, del quale non m’importa nulla, tu sprechi il mio, che non ti appartiene” Donald Trump (imprenditore statunitense) rivolgendosi ad un collaboratore ritardatario. Io vorrei dirlo oggi al mio datore di lavoro.
Mimma Vittorini (Presidente ACADIS)
Corrispondenza > con Soci e Colleghi